MICAM senza sostenibilità
La sostenibilità è la grande assente al MICAM 2024. Nessun espositore indica in modo esplicito il proprio impegno verso la tutela ambientale: nessun accenno a riciclo, riuso, filiera corta o alla riduzione delle esternalità negative.

Solo all'interno di Milano Fashion & Jewels, fiera che si svolge in contemporanea al MICAM nei medesimi spazi espositivi di Rho, troviamo una piccola traccia di impegno: sei stand riuniti sotto la dicitura "Exploring Sustainable Fashion". Sono però artigiani, non me ne vogliano, dall'aspetto in bilico tra modernità radical chic e nostalgia fricchettona.
Proviamo a fare qualche domanda allo stand di VCS (Verified & Certified Steps): il marchio di certificazione della sostenibilità per le aziende calzaturiere.
La sostenibilità non è più un "tema" – ci dicono – anche se, lo sappiamo bene, rappresenta l'unico modo per restare competitivi in un mercato che evolve in quella direzione.
Però se non è più un tema, in che senso il mercato si evolve in quella direzione?
Perché le direttive continuano ad aggiornarsi – rispondono. Prima si trattava di strategie, ora sono normative. Ieri la sostenibilità era un "dovere" legato al marketing, oggi è diventata un obbligo a prescindere.
Il tessuto imprenditoriale italiano si divide tra due anime – proseguono: da un lato i piccoli imprenditori che vivono la loro impresa per ridistribuire valore sul territorio locale e che quindi si impegnano a cambiare il loro modello di business da non sostenibile a sostenibile. Dall'altra sono imprenditori con maggiore peso, a cui però manca una visione a medio-lungo termine, che invece faticano a rispondere a queste sollecitazioni.
I costi della sostenibilità
La questione dei costi legati alla trasformazione verso modelli sostenibili è spesso considerato un ostacolo ma si tratta di un falso problema, lo dimostrano studi di settore ormai numerosi. Pensiamo, specialmente in un settore come quello della pelletteria, agli scarti di produzione che possono, con una spesa ragionevolmente contenuta, trasformarsi da rifiuto in risorsa.
Ciò che manca, in Italia come in Europa, è una cultura d'impresa davvero orientata alla sostenibilità – è la conclusione. Parallelamente, manca però anche una cultura del consumo responsabile, dove sì il fattore prezzo ha un ruolo importante. Troppo spesso, infatti, la scelta del consumatore cade sul prodotto meno costoso.
La parola "cultura" torna così a rivendicare il proprio ruolo centrale in tutta la questione – concedeteci – in tutte le questioni. Una parola che può avere mille e ancora mille diverse declinazioni e che qui significa formazione, aggiornamento, normative e standard condivisi, territorio, consumo consapevole, competitività e, in certi casi, persino sopravvivenza... Che per un'impresa non è poco.